Medaglione Cardinale Teodino I, Francesco Maria Queirolo
Medaglione Cardinale Teodino II, Francesco Maria Queirolo
Medaglione Cardinale Leone, Francesco Maria Queirolo
Medaglione Cardinale Oderisio, Francesco Maria Queirolo
Medaglione Cardinale Rinaldo, Francesco Maria Queirolo
Medaglione Cardinale Gentile, Francesco Maria Queirolo
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Cat. 27. Sei medaglioni con ritratti di cardinali di casa Di Sangro

Artista Francesco Maria Queirolo (Genova, 1704 – Napoli, 1762)
Titolo dell’opera Sei medaglioni con ritratti di cardinali di casa Di Sangro
Tecnica rilievo
Materia marmo
Datazione 1753-1754 circa
Dimensioni 98 (a) x 78 (l) cm
Collocazione Cappella Sansevero, navata

Autore della scheda: Mariano Saggiomo

I sei bassorilievi raffigurano altrettanti cardinali di casa Di Sangro vissuti tra l’XI e il XIV secolo, ripresi ora di profilo ora di tre quarti e accompagnati da brevi epigrafi che ne recano i nomi, i titoli cardinalizi, gli anni di nomina e i pontefici sotto cui avvennero le rispettive elezioni: Teodino I, creato cardinale da Alessandro II nel 1070; Teodino II, creato da Urbano II nel 1100; Leone, creato da Pasquale II nel 1100; Gentile, creato da Urbano VI nel 1380; e Oderisio II, creato da Callisto II nel 1121.

Oderisio de Sangro (1991, pp. 148-150) ha opportunamente fatto notare la problematicità delle date di elezione incise nelle epigrafi, spesso errate di qualche anno (ad esempio Urbano II, che stando all’iscrizione avrebbe dovuto creare cardinale Teodino II nel 1100, morì il 29 luglio del 1099). Ciò è difetto frequente per queste serie ‘genealogiche’, dove più che la puntualità delle notizie e della riconoscibilità dei personaggi effigiati importava documentare lato sensu l’esistenza remota di esponenti che nobilitassero il casato, magari perché rientravano, come in questo caso, nei più alti ranghi ecclesiastici. Più antico era l’antenato, maggiori erano la fama e il prestigio che la famiglia ne derivava, con l’evidente conseguenza che, più si risaliva indietro nel tempo, più le notizie attendibili diminuivano, portando talvolta alla costruzione di profili biografici inesistenti.

Sebbene la sopravvivenza integrale di cicli simili (scolpiti o dipinti) non sia comunissima, la loro presenza nelle dimore aristocratiche era diffusa. Un felice esempio di ciclo pittorico superstite è quello dei Sanseverino di Bisignano oggi custodito al Museo Filangieri di Napoli: tredici tele ottagonali raffiguranti uomini e donne illustri e dieci tavole ovali con le effigi di cardinali, opera di un modesto artista attivo a Napoli ai primi del Settecento (Saggiomo 2021, p. 96, e pp. 101-103, scheda DS.43; per gli ottagoni cfr. Puca 2021, pp. 97-100, scheda DS.42).

I sei medaglioni oggetto di questa scheda vanno inclusi tra i primi lavori eseguiti in Cappella dallo scultore genovese Francesco Queirolo, e datati perciò tra lo scorcio del 1752 e il 1754. Secondo Giangiuseppe Origlia Paolino (1754, p. 366), infatti, il maestro era giunto a Napoli il 4 settembre del 1752 per sostituire il defunto Antonio Corradini in qualità di direttore dei lavori del tempio dei Di Sangro; e alla data del 1754 lo stesso Origlia Paolino (ibidem) cita gli ovali tra le opere ultimate dallo scultore.

Formatosi in patria e poi a Roma, dove si era distinto come allievo di Giuseppe Rusconi (1688-1758), Queirolo era arrivato a Napoli «per soddisfare alle istanze di qualificati personaggi che lo invitavano» (Ratti 1769, p. 308), e soprattutto, evidentemente, del principe Raimondo, che lo mise sotto contratto il 4 novembre del 1752, a due mesi esatti dal suo arrivo in città (coincidenza che è forse spia di un refuso di Origlia Paolino, nel cui referto settembre sta in realtà per novembre; per il contratto cfr. Chartulae desangriane 2006, pp. 68, 71-75).

Non occorre fatica per spiegare come mai, in un contesto artistico eccezionale come la Cappella Sansevero, sia le fonti e i documenti antichi sia la bibliografia più recente abbiano riservato poco spazio ai bassorilievi in esame. Finanche l’accurata descrizione della Cappella redatta dopo la dipartita di Raimondo ne menziona soltanto due (Inventario 1771: Rinaldo, alle cc. 88v-89r; e Oderisio, alle cc. 93v-94r), poi esclusi nell’edizione moderna del documento pubblicato per estratti (cfr. Attanasio 2011, pp. 129-156). Non è da meno la letteratura periegetica, il cui silenzio è interrotto soltanto da Raffaele D’Ambra e Achille de Lauzières a metà Ottocento (1855, p. 221), che li descrivono subito dopo aver menzionato i santi dipinti alla base della volta: «intorno poi al cornicione, a mezzo degli archi, veggonsi grandi medaglioni co’ busti in bassorilievo, lodevolmente scolpiti, di altri avi della casa, prìncipi di santa Chiesa». Posizionati sulla chiave degli archi delle cappelle laterali, tre per lato, i cardinali fungono infatti da raccordo – in un certo senso anche semantico – tra gli avi diretti di Raimondo nella parte inferiore della Cappella e i santi della famiglia dipinti nella volta mentre partecipano alla messinscena del Paradiso.

Tuttavia, a dispetto delle poche menzioni, il giudizio positivo espresso da D’Ambra e De Lauzières è in effetti condivisibile quando si considera la capacità di Queirolo di variare i tipi fisionomici e di renderli verosimili con quel «piglio realistico nei tratti acutamente incisi e ben stagliati nel fondo», aspetto messo in luce dall’arguta descrizione di Marina Picone (1959, p. 67), che pure evidenzia a ragione l’abilità del maestro nel movimentare il marmo «con vivezza e con libertà di impianto attraverso quella tagliente modellazione delle forme che resta la caratteristica più spiccata della sua produzione» (ibidem; cfr. anche Cioffi 1994, pp. 37-38). La stessa varietà tende poi a riproporsi nelle coppie di angeli ai lati di ciascun ovale, giudicati sempre da Picone (1959, p. 67) migliori di quelli che avrebbero trovato posto presso gli altari di Santa Rosalia e di Sant’Oderisio.

Si noti, infine, che il personaggio ritratto con minore approssimazione, cioè Gentile, è anche quello di cui si hanno più notizie sicure, il che potrebbe suggerire l’esistenza di un ritratto pittorico come modello di partenza per lo scultore (per l’ipotesi secondo cui l’intero ciclo si basi su fonti pittoriche cfr. Cioffi 1994, p. 38). È Berardo Candida Gonzaga (1876, p. 210) a fornire tali notizie di Gentile, «cardinale e legato di papa Urbano VI»: «fece in suo nome carcerare tutti i preti che ad istigazione della regina Giovanna I aveano presa parte alla elezione dell’antipapa Clemente VII. Privò del cappello cardinalizio Leone da Giffone e Iacono da Itri e depose dal vescovato di Chieti l’abbate Masello Brancaccio, perché tutti ’ tre innalzati a quei posti da Clemente VII. […] Quando salì al trono Carlo di Durazzo, Gentile incontrò con grandissima pompa la regina Margherita nella chiesa detta poi di Santa Maria Incoronata. In seguito però, venuto al papa Urbano il sospetto che egli con altri cardinali congiurasse contro la sua vita, fecelo con quelli incarcerare e poi morire».

Bibliografia essenziale sull’opera

Origlia Paolino Giangiuseppe, Istoria dello Studio di Napoli…, II, Napoli, Giovanni di Simone, 1754, p. 366.

Ratti Carlo Giuseppe, Delle vite de’ pittori, scultori ed architetti genovesi. Tomo secondo… in continuazione dell’opera di Raffaello Soprani, Genova, nella stamperia Casamara dalle cinque lampade, 1769, p. 308.

D’Ambra Raffaele, de Lauzières Achille, Un mese a Napoli. Descrizione della città di Napoli e delle sue vicinanze divisa in XXX giornate…, I-III, Napoli 1855-1857, I, 1855, p. 221.

Candida Gonzaga Berardo, Memorie delle famiglie nobili delle province meridionali d’Italia, I-VI, Napoli 1875-1882, III, 1876, p. 210.

Picone Marina, La Cappella Sansevero, Napoli 1959, p. 67.

de Sangro Oderisio, Raimondo de Sangro e la Cappella Sansevero, Roma 1991, pp. 148-150.

Cioffi Rosanna, La Cappella Sansevero. Arte barocca e ideologia massonica, prima edizione: Salerno 1987; edizione citata: Salerno 1994, pp. 37-38.

Bibliografia di confronto

Chartulae desangriane. Il Principe committente, catalogo della mostra a cura di Bruno Crimaldi (Napoli, Museo Cappella Sansevero, 28 marzo 2006), Napoli 2006, pp. 68, 71-75.

Attanasio Sergio, In casa del Principe di Sansevero. Architettura, invenzioni, inventari, Napoli 2011, pp. 129-156.

Puca Luisa Sefora Rosaria, in Museo Civico Gaetano Filangieri Napoli, I-III, a cura di Isabella Valente, II, Le Collezioni. 1, Roma 2021, pp. 97-100, scheda DS.42.

Saggiomo Mariano, in Museo Civico Gaetano Filangieri Napoli, I-III, a cura di Isabella Valente, II, Le Collezioni. 1, Roma 2021, p. 96, e pp. 101-103, scheda DS.43.

Medaglione Cardinale Teodino I, Francesco Maria Queirolo
Medaglione Cardinale Teodino II, Francesco Maria Queirolo
Medaglione Cardinale Leone, Francesco Maria Queirolo
Medaglione Cardinale Oderisio, Francesco Maria Queirolo
Medaglione Cardinale Rinaldo, Francesco Maria Queirolo
Medaglione Cardinale Gentile, Francesco Maria Queirolo
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