Autore della scheda: Luigi Coiro
Il monumento è dedicato a Giulia Gaetani dell’Aquila d’Aragona, consorte di Paolo di Sangro, quarto principe di Sansevero (cfr. la scheda 13), morta nel 1636 e ritratta di tre quarti nel medaglione all’apice della piramide che fa da sfondo alla statua della Liberalità. Il sepolcro fu realizzato da Francesco Queirolo entro il 1754 (Origlia 1754, p. 366) – data riportata anche nell’epigrafe del basamento –, probabilmente sulla scorta di uno dei trentasei modelli di sculture da eseguire per la Cappella approntati entro il 1752 da Antonio Corradini (ivi, p. 365).
La «mossa e geniale allegoria» (Colapietra 1986a, p. 67) rispecchia con qualche licenza gli attributi associati a questa virtù dall’Iconologia di Cesare Ripa, sicché nella mano destra essa tiene un compasso, visibile ancora integro in un’incisione eseguita poco prima della metà dell’Ottocento da Franz Wenzel (tav. XIII) – e di cui oggi resta solo uno spezzone, impreziosito da una deliziosa «fettuccia» (Inventario 1771, c. 114v; cfr. Attanasio 2011, p. 148) – e tre monete (o medaglie). La mano sinistra invece capovolge una spettacolare cornucopia traboccante non «di frutti, e fiori», bensì di «gioje, denari, collane, ed altre cose di prezzo» (Ripa 1765, p. 25), mentre l’aquila – che peraltro richiama anche nome di famiglia e blasone della defunta –, «liberalissima tra tutti gli uccelli», invece che «sopra la testa di detta figura» (ibidem), adorna di un diadema a fascia con perla a goccia, trova posto ai suoi piedi.
Proprio in questi dettagli spicca ancora una volta la vena realistica dello scultore genovese (Cioffi 1994, p. 40), alle prese con le varie ‘nature morte’ che arricchiscono la composizione senza però appesantirla: l’aquila indubbiamente, ma soprattutto la cornucopia, la cui virtuosistica e lucidissima resa ben si attaglia allo sfarzoso contenuto, che pare sul punto di esondare oltre la base rocciosa.
A parere di Marina Picone (1959, p. 76), rispetto alla Sincerità e alla Santa Rosalia (cfr. le schede 25 e 7) la Liberalità si distingue anche per un «linguaggio meno stilizzato […], ma in compenso di impianto più generoso e più ricco di linfe decorative», che stempera, «nelle spezzate sinuosità delle pieghe, la tipica spigolosa durezza delle altre opere».
Bibliografia essenziale sull’opera
Origlia Paolino Giangiuseppe, Istoria dello Studio di Napoli…, II, Napoli, Giovanni di Simone, 1754, pp. 365-366.
Inventario de’ beni rimasti nell’eredità del fu eccellentissimo don Raimondo di Sangro principe di Sansevero, Napoli, notaio Francesco de Maggio, 1771, copia del documento disponibile presso l’Archivio Storico del Pio Monte della Misericordia di Napoli, fondo d’Aquino di Caramanico, segnatura provvisoria A.162, c. 114v.
Wenzel Franz, tav. XIII raffigurante «La Liberalità» e appartenente a un gruppo di 32 litografie con le sculture della Cappella Sansevero di Napoli disegnate da autori vari e incise da Wenzel nel 1839 circa: la copia rintracciata (mancante di sei litografie) si trova presso la Biblioteca Nazionale di Napoli, collocazione PALATINA Banc. 03.
Picone Marina, La Cappella Sansevero, Napoli 1959, pp. 75-76.
Colapietra Raffaele, Raimondo di Sangro e il Templum sepulcrale della Cappella Sansevero (I), in «Napoli nobilissima», s. III, XXV, 1986a, pp. 62-79, in particolare p. 67.
Colapietra Raffaele, Raimondo di Sangro e il Templum sepulcrale della Cappella Sansevero (II), in «Napoli nobilissima», s. III, XXV, 1986b, pp. 142-154, in particolare p. 143.
de Sangro Oderisio, Raimondo de Sangro e la Cappella Sansevero, Roma 1991, pp. 200-201, n. 19.
Cioffi Rosanna, La Cappella Sansevero. Arte barocca e ideologia massonica, prima edizione: Salerno 1987; edizione citata: Salerno 1994, pp. 39-40, fig. 11.
Attanasio Sergio, In casa del Principe di Sansevero. Architettura, invenzioni, inventari, Napoli 2011, pp. 44, 46, 80, 148.
Bibliografia di confronto
Iconologia del cavaliere Cesare Ripa perugino, notabilmente accresciuta d’immagini, di annotazioni e di fatti dall’abate Cesare Orlandi, patrizio di Città della Pieve accademico augusto. A Sua Eccellenza don Raimondo di Sangro…, I-V, Perugia, Piergiovanni Costantini, 1764-1767, IV, 1765, pp. 24-25.